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Nella prospettiva dell'autore, venti secoli fa, con la nascita del cristianesimo, per gran parte dell'umanità sarebbe iniziato uno tra i periodi più oscurantisti e oppressivi della sua storia. Questa nuova religione, ideando un aldilà utopistico e chimerico, ha rinnegato ogni forma di felicità terrena, degradando il mondo a una valle di lacrime dove la vita deve essere vissuta come sofferenza, espiazione e penitenza. A fondamento ci sono due concezioni mitiche e irrazionali: quella di peccato originale verso Dio, dovuta alla disobbedienza di Adamo, e quella di redenzione per cancellare questa colpa primigenia con l'immolazione di Cristo, figlio di Dio. Il mito del peccato originale nasce nella "Genesi" del "Vecchio Testamento", il mito della redenzione nasce invece con le lettere di Paolo nel "Nuovo Testamento". Dimostrare la falsità di questi due miti e quindi negare ogni validità al cristianesimo che da essi deriva è quanto si propone questo libro.